Gentilini, Franco
FAENZA, 04/08/1909 - ROMA, 05/04/1981
Biografia
Franco Gentilini nasce a Faenza il 4 agosto 1909 da Luigi e Annunziata Cenni, sposata in seconde nozze. Dopo le scuole elementari, frequenta i corsi serali di disegno industriale e plastica per artigiani della scuola comunale “Tommaso Minardi di disegno industriale e plastica per gli artigiani”. Contemporaneamente entra come lavorante nella fabbrica di ceramiche “Focaccia & Melandri” di Faenza. Il giovane Gentilini impara così l’uso del colore e delle tecniche ceramiche tradizionali, iniziando a maturare un suo personale linguaggio. Il fascino della pittura del faentino Domenico Baccarini, prematuramente scomparso, lo sensibilizza verso un uso espressivo del segno e del chiaroscuro, mentre dai maestri antichi, copiati dai libri o alla Pinacoteca Comunale, approfondisce l’uso del colore e le varie modalità di stesura. Nel 1925 si reca a Bologna per mostrare i suoi disegni al pittore Giovanni Romagnoli, che lo incoraggia a lavorare e a studiare e lo presenta al critico d’arte Nino Bertocchi. Successivamente, sotto la guida del pittore Mario Ortolani, proprietario di una piccola fabbrica di ceramiche, inizia la pittura all’aperto. Lo studio en plein air, lungo il fiume Lamone di Faenza, arricchisce la sua pittura della vibrazione tonale della luce. Nel 1928, partecipa alla “III Mostra d’arte del gruppo risveglio artistico giovanile faentino” e nel 1929 espone a Bologna alla “I Mostra regionale del sindacato fascista emiliano-romagnolo degli artisti”. Nel 1930, a 21 anni, la giuria della XVII Biennale di Venezia accetta un suo quadro e sempre nello stesso anno si reca a Parigi, in compagnia dell’amico Giuseppe Liverani, studioso di ceramica che nel 1953 diverrà direttore del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza. A Parigi Gentilini si trattiene per circa un mese. Al suo ritorno nel 1932 si trasferisce definitivamente a Roma, dove ha il suo primo studio in uno stabile in via del Gallinaccio, nei pressi del Quirinale per poi, nello stesso anno, trasferirsi in un altro atelier che condivide con lo scultore Edgardo Mannucci. Nella Capitale frequenta la terza saletta del caffè Aragno, dove conosce molti artisti e letterati tra cui Barilli, Cardarelli, Cecchi, Cagli, Ungaretti, Falqui, Sinisgalli, Diemoz, de Libero ai quali si lega per stima e amicizia. Grazie ad alcuni di loro, inizia a collaborare come illustratore alle riviste “Quadrivio” e “La Fiera Letteraria”. Contemporaneamente porta avanti con determinazione la sua opera pittorica, ottenendo alcuni importanti riconoscimenti. È del 1933 la sua prima mostra personale alla Galleria di Roma, diretta da Pietro Maria Bardi. Nel 1935 è invitato alla II Quadriennale, esposizione in cui sarà presente anche nel 1939, con una sala personale e, ininterrottamente, nelle successive edizioni della rassegna fino agli anni Settanta. Nel 1936 è invitato alla XX edizione della Biennale di Venezia, che lo vedrà presente con continuità fino all’edizione del 1952 e poi ancora nel 1958, nel 1966 e nel 1968. Alla fine degli anni Trenta, parallelamente alla sua attività espositiva condotta anche all’estero, con partecipazioni a mostre collettive (Museum of the Legion of Honour, 1935; San Francisco, Carnagie Institute di Pittsburgh, 1939), inizia la carriera di docente, con la sua prima cattedra che gli viene assegnata nell’ottobre del 1939 presso il Liceo artistico di Firenze.
Negli anni difficili della guerra, Gentilini continua a esporre in mostre personali e collettive e, con i suoi disegni, attiva nuove collaborazioni come illustratore con riviste e settimanali quali “Primato”, “Documento”, “Maestrale”, “Meridiano di Roma”, “Domenica”. Cura inoltre la veste grafica di pubblicazioni per alcune case editrici, tra cui “Le Edizioni di Lettere d’oggi” dell’Istituto grafico tiberino, per la collana di letteratura “Biblioteca minima tempus”. Nel 1940 è impegnato nella realizzazione dell’affresco Composizione allegorica per il Palazzo dei Ricevimenti e Congressi dell’E42, opera di notevoli dimensioni, che termina in un solo mese. Nel novembre di quello stesso anno, Gentilini sposa Stefania Giorgi, figlia di un medico pisano, con cui va a vivere nel suo studio di via Margutta 17. Qui, quattro anni dopo, nel 1944, nascerà la figlia Orsola. Nel gennaio del 1943 tiene una mostra personale di disegni a Bologna, presentata da Francesco Arcangeli, presso la galleria d’arte Ciangottini e, un anno dopo, nel gennaio del 1944, ha una personale alla Galleria dello Zodiaco a Roma. Agli inizi del 1945, la galleria La Margherita di Roma gli dedica una mostra personale, dove, oltre ai dipinti, espone la sua prima cartella di incisioni “Proverbi”, pubblicata, l’anno precedente, dalla stessa Galleria con la Documento editore. Nei primi anni del dopoguerra, pur nelle difficoltà date dal particolare momento storico, partecipa al vivace clima culturale romano, ed è presente alle mostre della neonata Libera Associazione di Arti Figurative, dell’Art Club e a numerose collettive. Dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Cinquanta l’attività espositiva di Gentilini si intensifica. Tra le personali più significative, si ricordano quelle a Roma presso le gallerie: Athena nel 1948, Studio d’Arte Palma nel 1951 e L’Obelisco nel 1953 e 1954. L’editore Luigi De Luca, nel 1949, pubblica la prima monografia sul pittore a cura di Ferruccio Ulivi. Nel 1950 inizia anche la sua attività per il teatro, disegnando le scenografie e i costumi per l’Anfiparnaso di Orazio Vecchi, rappresentato all’Eliseo di Roma. Sul finire degli anni Quaranta nasce l’importante sodalizio di Gentilini con Carlo Cardazzo, titolare delle gallerie del Naviglio di Milano e del Cavallino di Venezia. Al 1948 risale infatti, la prima mostra dell’artista al Naviglio, cui seguiranno quelle del 1952, ’56, ’58, ’61, ’62, ’67, ’69, ’71, e, al Cavallino di Venezia le personali del 1956, ’60, ’62, ’63, ’64. Nel 1954 stipula il contratto definitivo con Carlo Cardazzo che, da mercante e da amico, fino alla sua scomparsa nel 1963, promuoverà l’opera di Gentilini in tutto il mondo. Gli anni Cinquanta segnano per l’artista importanti successi anche all’estero, soprattutto a Parigi, dove tesse una rete di intensi rapporti con galleristi, artisti, critici e letterati. Il suo esordio espositivo nella capitale francesce è del 1950, con la prima mostra personale nella celebre Galerie Rive Gauche, presentata da Guido Piovene. La sua seconda mostra alla Rive Gauche si tiene nel 1953, e in questa circostanza conosce lo scrittore e pittore Henri Micheaux, il critico ed editore Gualtieri di San Lazzaro, fondatore della influente rivista “XXème Siècle”, e Jean Dubuffet, di cui visita lo studio. Sempre negli anni Cinquanta viaggia e lavora negli Stati Uniti, dove tiene mostre personali alla Main Street Gallery di Chicago (1955) e a New York alla John Heller Gallery (1959). Proprio a New York, nello stesso anno, Gentilini, su incarico della rivista “Fortune”, realizza la serie dei “Ponti”, venti tele e venti disegni, che verranno poi esposti in una mostra itinerante nelle principali città degli Stati Uniti. Il 1957, per Gentilini, è costellato da una serie di mostre personali all’estero: Laing Galleries a Toronto, Crane Kalman Gallery a Londra e a Manchester, Galeria de Arte Contemporaneo a Caracas e di nuovo Rive Gauche a Parigi. Parallelamente alla intensa attività espositiva, Gentilini sarà impegnato anche su altri due importanti fronti: da una parte l’insegnamento delle discipline pittoriche, prima presso il Liceo artistico di via Ripetta a Roma e poi, dal 1955 al 1977, all’Accademia di Belle Arti, e dall’altra la produzione di illustrazioni, di accuratissime edizioni e di cartelle di grafica, accompagnate spesso dai testi di amici letterati. Nascono così, per esempio, Banchetti, con 19 prose e poesie di Leonardo Sinisgalli e 14 riproduzioni di dipinti dell’artista (1956); Un inverno a Parigi, di Gualtieri di San Lazzaro, con 12 incisioni originali (1967); Sera italiana di Gentilini, con una poesia di Raffaele Carrieri e sei serigrafie (1967). La produzione grafica dell’artista si intensifica soprattutto a partire dagli anni Sessanta, che per Gentilini si aprono con cinque importanti mostre personali tenute nel 1961: Palais des Beaux-Arts Bruxelles, Galleria L’Attico Roma, Galleria Toninelli Milano, Galleria del Naviglio Milano, Galleria Santacroce Firenze. Nel 1963 esce la monografia “Gentilini” con testo di Libero de Libero, riceve il Premio Marche, realizza per il Teatro della Cometa le scene per Il filosofo di campagna di Carlo Goldoni con la regia di Corrado Pavolini, tiene la sua terza personale alla Rive Gauche di Parigi e la sua quarta mostra al Cavallino di Venezia. Nello stesso anno, dopo una breve malattia, perde l’amata moglie Stefania e il suo carissimo amico e gallerista Carlo Cardazzo. Nonostante la scomparsa del gallerista, fino al 1974 Gentilini resterà legato, sotto contratto, alla Galleria del Naviglio, alla cui direzione era succeduto il fratello minore Renato. A un anno dalla scomparsa della moglie, nel 1964, cambia lo studio a Roma, passando dal civico 17 di via Margutta al numero 13. Acquista poi un casolare di campagna nelle colline di Cecina. Il casale sarà denominato dallo stesso artista “I tramerini”, dal nome con cui gli abitanti del luogo chiamano le piante di rosmarino. Continua l’intensa attività espositiva e compie anche un viaggio in Giappone per conto dell’UNESCO. Nella seconda metà degli anni Sessanta arrivano importanti riconoscimenti: una vasta mostra antologica all’Ente Premi Roma, a Palazzo Barberini, presentata da Raffaele Carrieri (1965); la nomina a membro dell’Accademia di San Luca (1966); la sala personale alla XXXIII Biennale di Venezia, presentato da Marco Valsecchi e Cesare Zavattini (1966); la monografia di Marco Valsecchi (1966); il Premio d’Arte Bramante a Milano e il Premio Fiorino d’Oro a Firenze (1967); il saggio dedicatogli da Pierre Cabanne sulla rivista “XXème Siècle” (1967); il Premio Presidenza della Repubblica conferitogli dall’Accademia di San Luca, nella cui sede, a Palazzo Carpegna, gli viene dedicata un’antologica (1968); la nomina ad accademico di San Luca (1968); la mostra personale alla Fuji International Art di Tokio(1969).
Nel marzo del 1970 Gentilini sposa Luciana Giuntoli, cugina in seconda della prima moglie Stefania. Nello stesso mese di marzo, dopo un breve viaggio a Taormina, si apre l’antologica al Gabinetto Vieussieux, diretto da Alessandro Bonsanti. In questa occasione, per la prima volta, sono esposti tutti i volumi da lui illustrati e i libri d’arte accompagnati dalle sue incisioni e litografie originali. Con la moglie Luciana, risiede per lunghi periodi a Parigi, dove nel 1969 aveva acquistato uno studio al 22, rue du Général Bertrand, e in questa città coltiva importanti contatti artistici e culturali. Gentilini, anche in questi anni, continua la sua ricca produzione di grafica, con l’edizione di cartelle di acqueforti e litografie, che lo portano a collaborare con Milena Milani, Piero Chiara, Nerio Tebano, Raffaele Carrieri, Patrick Waldberg, Dino Buzzati, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto, André Pieyre De Mandiargues, Aglauco Casadio. Nel 1971 tiene un’importante antologica al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, esponendo 108 dipinti e alcune litografie. La mostra sarà poi trasferita al Palazzo delle Esposizioni di Faenza. Nella stessa occasione esce anche la monografia “Gentilini”, con testo di Guido Giuffrè e una presentazione di Gualtieri di San Lazzaro. Nel 1974 lascia lo studio di via Margutta per trasferirsi in via dei Coronari 44. Nel novembre di quello stesso anno allestisce una grande personale con opere recenti alla Toninelli di Roma, mostra che segna l’inizio del suo nuovo contratto con questa galleria. Nel 1975 una esposizione itinerante porta le sue opere in Germania: Bonn, Amburgo e Berlino; nel 1976 a Lugano è alla Galleria Blumen. Una nuova antologica viene allestita al Palazzo Ettoreo di Sacile nel 1977. Le ultime grandi mostre sono all’ArtCurial di Parigi nel 1980 e alla Totah Gallery di Londra nel 1981. Nel gennaio dello stesso anno, destinato ad essere eletto presidente dell’Accademia di San Luca, di cui dal 1979 ricopriva la vicepresidenza, declina l’incarico per motivi di salute. Il 5 aprile del 1981 muore a Roma dopo una brevissima malattia. La sua ultima opera, un “Autoritratto” commissionato dagli Uffizi, entra a far parte della “Raccolta di autoritratti di artisti del Novecento”.