La Quadriennale di Roma
ROMA, 1927
Storia
Nata come rassegna di arte italiana periodica alle dirette dipendenze del Governatorato di Roma, la Quadriennale viene istituita l’11 maggio del 1927, con la deliberazione n. 3893 del governatore Lodovico Spada Potenziani e la denominazione "Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma". L’anno successivo, con un unico provvedimento legislativo (L. 24 dicembre 1928 n. 3229) la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia vengono autorizzate in via definitiva. Alla prima edizione della Rassegna, inaugurata nel gennaio del 1931 al Palazzo delle Esposizioni, sotto la presidenza del conte Enrico di San Martino Valperga e la guida ferma del segretario generale Cipriano Efisio Oppo, entrambi resteranno in carica fino 1943, partecipano circa 500 artisti e vengono esposte 1368 opere tra pittura, scultura, bianco e nero, di cui vendute ben 322 a istituzioni pubbliche e privati. Per la gestione della prima Quadriennale viene creato un comitato organizzativo composto oltre che dal Governatore di Roma, da vari esponenti della cultura artistica e da un composito gruppo di artisti. La selezione per la partecipazione alla rassegna, i cui dettami rimarranno pressoché invariati fino alle Quadriennali degli anni Sessanta, è frutto di una sapiente politica organizzativa, condotta dallo stesso Oppo. Mentre un gruppo di artisti era invitato direttamente dal Comitato organizzatore, altri venivano selezionati all’interno del novero di tutti coloro che avevano fatto richiesta di partecipazione ed erano stati scelti da due diverse giurie composte di artisti: una designata dal Comitato organizzatore, l’altra composta mediante una vera e propria elezione, alla quale erano chiamati a partecipare direttamente gli artisti concorrenti. Puntualmente dopo quattro anni, nel 1935 si inaugura la seconda Quadriennale che vede la presenza di circa 680 artisti. La mostra riscuote un grande successo di pubblico e di critica anche a livello internazionale. Solo due anni dopo nel 1937, con il regio decreto del 1° luglio n. 2023, la rassegna periodica viene trasformata in struttura pubblica, assumendo la denominazione di “Ente Autonomo Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma”. Nello Statuto viene definito il nuovo assetto dell’ente, la cui sede designata è il Palazzo delle Esposizioni di Roma. La gestione viene affidata a un consiglio di amministrazione composto da nove membri, di nomina in parte governativa e in parte comunale. Il regolamento per l’organizzazione delle future quadriennali sarebbe stato, invece, deciso di volta in volta. La III Quadriennale, inaugurata nel 1939, ordinata, come oramai di consueto nelle tre diverse sezioni della scultura, pittura e del bianco e nero, raccoglie ben 2000 opere, mentre la IV Quadriennale, inaugurata nel 1943, si svolge proprio durante il cupo epilogo del secondo conflitto mondiale, sempre nelle sale del Palazzo delle Esposizioni, già parzialmente occupate dagli uffici del Fascio femminile. Questa destinazione degli ambienti del Palazzo delle Esposizioni a funzioni non propriamente artistiche continuerà anche dopo l’arrivo delle truppe alleate e nell’immediato dopoguerra. Nel 1948 la situazione doveva infatti essere così compromessa e gli ambienti così inagibili che la V edizione della Quadriennale, denominata temporaneamente Rassegna Nazionale delle Arti Figurative, anche al fine di evidenziare un netto distacco dalla gestione politica e culturale precedente, si svolgerà, sotto la guida del commissario Francesco Coccia, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna. In occasione di questa Rassegna riformata, volutamente, non vengono conferiti premi.
Agli inizi degli anni ’50 la nomina di Antonio Baldini a presidente della Quadriennale e di Fortunato Bellonzi a segretario generale, apre un nuovo capitolo della storia dell’Ente. Bellonzi riuscirà, infatti, a mantenere la sua carica per circa trent’anni, condizionando la fisionomia generale della manifestazione e diventando, di fatto, l’erede di Oppo. La VI edizione della rassegna, inaugurata nel 1951, di nuovo nel Palazzo delle Esposizioni, consolida una tipologia di esposizione in seguito adottata anche per le successive Quadriennali. Accanto alla presentazione delle opere degli artisti invitati e a quelle dei selezionati dalle giurie di accettazione, trovano posto anche importanti mostre storiche e retrospettive. Sono inoltre reintrodotti i premi e l’ufficio vendite viene affidato a galleristi di fama nazionale.
Nell’era Bellonzi prendono il via anche una serie di iniziative parallele e collaterali volte allo studio, alla diffusione e alla valorizzazione dell’arte contemporanea. Inizia ad essere pubblicata la collana “I Quaderni della Quadriennale”, con approfondimenti storici sull’arte italiana del Novecento e la serie degli “Archivi dell’arte contemporanea”, la cui prima uscita è dedicata alle fonti del movimento futurista. Allo stesso tempo, in collaborazione con le biennali straniere o mediante il supporto degli istituti di cultura italiana, vengono realizzate mostre in Italia e all’estero, aventi il fine di rendere più incisiva la presenza degli artisti italiani e di diffonderne la conoscenza. Nel 1955 si inaugura la VII Quadriennale, con una partecipazione di artisti assai nutrita, oltre 1100. Nel 1959 si apre l’VIII rassegna che assume un carattere espositivo non troppo dissimile da quello delle edizioni precedenti. La successiva Quadriennale, la IX, si tiene solo nel 1965 dopo che, nel 1962, alla morte di Antonio Baldini, la carica di presidente era passata al germanista e scrittore Bonaventura Tecchi e nel 1964 era stato rinnovato il consiglio di amministrazione. Per la prima volta i critici d’arte entrano a far parte in maniera preponderante della giuria di accettazione e della commissione per gli inviti, in passato formate quasi esclusivamente da artisti. La IX edizione è una delle Quadriennali più affollate e contestate: oltre 750 gli espositori, circa 3000 le opere in mostra. Agli inizi del nuovo decennio, nel 1970 è nominato presidente Francesco Franceschini, che sarà coadiuvato nell’organizzazione della X Quadriennale da un comitato consultivo diretto da Fortunato Bellonzi e formato da Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Marco Valsecchi, Filiberto Menna, Pier Luigi Nervi. Si cerca una nuova formula per la X Quadriennale. Viene abolito il meccanismo di accettazione delle opere: alla mostra partecipano solo gli artisti invitati e vengono eliminati i premi. Ma la variante più evidente riguarda l’articolazione della rassegna. Non più un unico appuntamento, ma un programma di cinque mostre dal 1972 al 1977. Ciascuna approfondisce uno specifico ambito artistico: la figurazione, la non figurazione, le ricerche sperimentali degli anni Sessanta e Settanta, la nuova generazione di giovani e gli artisti stranieri operanti in Italia. Agli inizi degli anni Ottanta finisce l’epoca Bellonzi, nel 1983 alla presidenza viene nominato Giuseppe Rossini e come segretario generale il critico d’arte Giuseppe Gatt. A causa dell’inagibilità del Palazzo delle Esposizioni l’XI Quadriennale si inaugura nel 1986 al Palazzo dei Congressi dell’EUR. La rassegna è molto ampia, 400 gli artisti a rappresentare l’intero panorama delle arti visive italiane. Accanto alla mostra dedicata alla contemporaneità, il programma dell’XI prevede anche l’organizzazione di una mostra storica di approfondimento sulle “Secessioni romane” che si apre nel giugno del 1987 a Palazzo Venezia. Nel marzo 1992 viene varata la XII Quadriennale e nel luglio dello stesso anno se ne inaugura la prima tranche al Palazzo delle Esposizioni con la mostra Profili, dedicata a soli trentatrè artisti, scelti quali figure maggiormente incisive nell’arte italiana dagli anni Cinquanta ai Novanta. Dal 1992 al 1995, la Quadriennale conosce tre anni di impasse istituzionale. I vertici dell’ente nominati nel 1992, con il pittore Alberto Sughi alla presidenza e Giuseppe Gatt nel ruolo di segretario generale, non riescono a varare il programma espositivo prefissato. Nel gennaio 1994 Sughi dà le dimissioni. La gestione dell’ente viene allora affidata a un commissario straordinario, il critico letterario Cesare Garboli. Nell’aprile del 1995 Floriano De Santi è nominato segretario generale, mentre alla presidenza è chiamato Valerio Adami. Quest’ultimo rinuncia all’incarico e gli subentra la storica e critica d’arte Lorenza Trucchi. Il nuovo consiglio, coadiuvato dal direttore generale Barbara Paccagnella, responsabile della gestione dell’ente, decide di realizzare la mostra Ultime Generazioni. L’attenzione in questo caso è rivolta al panorama dei giovani: sono invitati 174 artisti che hanno iniziato a esporre dopo il 1977. La mostra riesce a captare la vivacità delle nuove leve, sono ripristinati i premi. Tra il 1997 e il 1998, sotto la presidenza Trucchi e per iniziativa del direttore generale Barbara Paccagnella prende avvio il lavoro di schedatura e inventariazione dell’Archivio della Quadriennale, che dal 2000 verrà definitivamente aperto al pubblico. Il 18 giugno 1999 si apre la XIII Quadriennale. La mostra offre uno spaccato articolato delle tendenze artistiche italiane della fine del millennio. Nello stesso anno 1999, in seguito all’emanazione del decreto legislativo n. 419 del 29 ottobre sul riordinamento del sistema degli enti pubblici nazionali, la Quadriennale da ente pubblico viene trasformata in fondazione di diritto privato. Al termine della procedura di trasformazione, con l’approvazione dello statuto (D. M. 2 marzo 2001), la Fondazione assume la denominazione "La Quadriennale di Roma". Il nuovo statuto abolisce la figura del segretario generale e amplia i poteri del presidente, mentre ribadisce il compito istituzionale di promozione dell’arte contemporanea italiana, sia sul territorio nazionale sia all’estero, attraverso l'organizzazione di mostre annuali, pubblicazioni scientifiche e l'attività di ricerca, documentazione, catalogazione.
Nell’aprile del 2001 è nominato un nuovo consiglio di amministrazione la cui presidenza è affidata al manager culturale Luigi Zanda. In seguito alle sue dimissioni, alla fine del 2002, è designato presidente il giornalista e scrittore Gino Agnese. Sotto la sua conduzione vengono varate la XIV e la XV Quadriennale. La prima rassegna viene articolata in tre diversi momenti espositivi: due “Anteprima” a Napoli e a Torino, dedicate alle giovani generazioni, e poi nel 2005 “Fuori tema”, una mostra di 100 artisti già noti, allestita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. La XV Quadriennale, nuovamente presentata negli ambienti da poco restaurati del Palazzo delle Esposizioni, da giugno a settembre del 2008 presenta invece 99 artisti italiani affermatisi negli ultimi venti anni. Sotto la presidenza Agnese, parallelamente all’organizzazione delle mostre, viene dato grande impulso al settore editoriale e viene ripresa la collana dei “Quaderni della Quadriennale”. Inoltre attraverso l’Archivio Biblioteca della Fondazione prosegue l’attività di catalogazione, conservazione e promozione delle fonti dell’arte contemporanea. Sempre sotto la direzione di Agnese, dal 2004 la Quadriennale, dopo circa settanta anni di residenza nel Palazzo delle Esposizioni di Roma, si trasferisce nel complesso monumentale di Villa Carpegna, non lontano da San Pietro. Nella nuova residenza, immersa in uno dei più bei parchi di Roma, viene inaugurata un’attività continuativa di esposizioni, incontri, presentazioni e l’Archivio Biblioteca viene dotato di una sede dedicata.