de Libero, Libero
FONDI, 21/05/1903 - ROMA, 03/07/1981
Biografia
Poeta, critico d’arte, narratore, sceneggiatore e organizzatore di cultura, Libero de Libero (Fondi 1903 – Roma 1981) è un importante intellettuale del Novecento italiano. La sua figura è un ideale filo rosso per rievocare l’atmosfera effervescente della Roma dagli anni Trenta ai Sessanta, caratterizzata dall’esistenza di stretti legami e corrispondenze tra arti visive, cinema e letteratura. Quarto di otto fratelli, dopo gli studi classici, nel 1927, dalla sua cara terra ciociara si stabilisce a Roma per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza. Nel 1928 fonda insieme all’amico Luigi Diemoz il quindicinale di letteratura e arte “L’Interplanetario” dove escono i primi racconti di Alberto Moravia e i primi poemetti di Leonardo Sinisgalli. Dall’inizio degli anni Trenta inizia a collaborare con “Il Popolo di Roma” e “L’Ambrosiano”, e poco dopo pubblica le prime cronache d’arte su “L’Italia Letteraria” di Angioletti. Frequenta il circolo del Caffè Aragno e lo studio di Mario Mafai e Antonietta Raphaël a via Cavour, guarda con interesse i lavori di Carrà, Casorati e de Chirico. Nel 1934 Ungaretti gli pubblica la sua prima raccolta di versi Solstizio sulle pagine dei “Quaderni di Novissima”. Nel 1935 Anna Letizia Pecci Blunt apre la Galleria della Cometa e ne affida la direzione a de Libero, le due eleganti sale della galleria ospiteranno fino alla chiusura, nel 1938, le opere dei principali esponenti della nuova generazione artistica romana. Parallelamente si occupa delle Edizioni della Cometa, continuando a comporre e pubblicare raccolte di poesie come Proverbi (1937), Eclisse (1940) ed Epigrammi (1942). Tra il 1940 e il 1943 fonda e dirige la rivista artisticoletteraria “Parallelo” e dieci anni più tardi è a capo del periodico “Almanacco del cartiglio”. Negli anni Cinquanta continua a occuparsi di narrativa, saggistica e critica d’arte, quale testimone ed esponente del vivace momento culturale e artistico romano. In questo periodo e per tutti gli anni Settanta si dedica all’attività poetica componendo raffinati libretti di liriche ed epigrammi. Si occupa inoltre di scenografia e soggetti cinematografici e scrive romanzi e racconti carichi di un cupo realismo; la sua prima opera narrativa è Amore e morte, edito da Garzanti nel 1951, cui seguono, tra gli altri, Valéry parente illustre (1955), Il guanto nero (1959), e il disperato romanzo autobiografico Camera oscura (1952), Valéry parente illustre (1955), Il guanto nero (1959), Racconti alla finestra (1969), fino alle ultime raccolte di poesie Di brace in brace (1971), con cui vince il Premio Viareggio, Scempio e lusinga (1972), Circostanze (1976)