Mario Airò CHIAMA Marcello Spada_Lascia il tempo che trova
11 giugno - 11 luglio 2010

Sede
Fondazione La Quadriennale di Roma, Villa Carpegna

Descrizione

Il ciclo espositivo "artistaCHIAMAartista" si articola in tre appuntamenti incentrati su lavori inediti della generazione under trenta. Ogni mostra vede il coinvolgimento di un artista affermato nella veste di tutor, con il compito di invitare un giovane artista a realizzare un'opera site specific per la Sala delle colonne di Villa Carpegna. Gli artisti coinvolti come 'tutor' sono Mario Airò, Bruna Esposito, Loris Cecchini; gli artisti da loro invitati: Marcello Spada, Anja Puntari, Margherita Moscardini. Il primo appuntamento vede impegnati Mario Airò come 'tutor' e Marcello Spada come artista invitato. Scrive Airò nel testo di presentazione della mostra: "Se all’inizio degli anni ’90 ogni giovane artista con un po’ di lucidità poteva trovare ampi spazi di libertà per la propria attività, ora gli spazi di manovra sono più angusti e anche confusi. In un contesto generale che oltretutto è divenuto molto più ostico e oscurantista, inebetito dalla bulimia di immagini. Cercare lo straordinario in una cultura orizzontalista e amnesica, sembra una delle poche ardue strade ancora possibili, rintracciare nodi energetici ancora attivi e non usurati per dare consistenza e stazione eretta a un’immagine autonoma da finalità esclusivamente comunicative, la sfida. L’incontro di Marcello con un’incisione anonima del Seicento è il punto d’avvio di simile tentativo: in un libro di Agamben, Marcello trova riprodotta quest’incisione. Unico testo ad accompagnarla: 'Idea dell’opera', scritto al di sotto di essa. L’immagine raffigura un Cupido forsennato, con il volto che manifesta di essere preda di un entusiasmo selvaggio, arco in resta, in piedi su di una lumaca. Il Cupido sembra avvolto in un turbine, nonostante il suo essere su di una lumaca, che ovviamente procede ad andatura a dir poco placida. È un’immagine sorprendente, curiosa, intrigante, la cui intima contraddittorietà non si limita a gioco dicotomico, ma lascia continuamente e costantemente intendere altro. È una condensazione in immagine di un’irriducibilità / irriconducibilità al linguaggio ciò che fa sì che essa non sia meramente un’allegoria. E Marcello cerca traduttori per quest’immagine, in modo da traghettarne la potenza e ambivalenza nel nostro presente".