Prima Quadriennale d'Arte Nazionale
5 gennaio - 15 agosto 1931
Organi e commissioni
Presidente: Enrico di San Martino Valperga
Segretario generale: Cipriano Efisio Oppo
Comitato organizzatore: presidente, segretario generale, Antonio Muñoz (Direttore capo della Ripartizione Antichità e Belle Arti del Governatorato), Orazio Amato, Antonio Barrera, Mazzini Beduschi, Nino Bertoletti, Duilio Cambellotti, Carlo Carrà , Arturo Dazzi, Enrico Del Debbio, Giovanni Guerrini, Ermenegildo Luppi, Napoleone Martinuzzi, Carlo Montani, Margherita Sarfatti, Ardengo Soffici. Del Comitato organizzatore era stato chiamato a far parte anche Amleto Cataldi, poi deceduto.
Giunta esecutiva: presidente, segretario generale, Antonio Muñoz, Carlo Carrà , Arturo Dazzi, Margherita Sarfatti, Ardengo Soffici. Felice Carena fu sostituito per malattia da Carlo Socrate.
Giuria nominata dal Comitato: Felice Carena, Arturo Dazzi, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio Morandi, Adolfo Wildt
Giuria eletta dagli artisti: Nino Bertoletti, Aldo Carpi, Umberto Coromaldi, Michele Guerrisi, Napoleone Martinuzzi
Giuria per l’assegnazione dei premi: Benito Mussolini, presidente; Enrico di San Martino Valperga, Francesco Boncompagni Ludovisi, governatore di Roma, Antonio Muñoz, vicepresidenti; Amerigo Bartoli, Roberto Longhi, Ugo Ojetti, Cipriano Efisio Oppo e Adolfo Wildt, membri.
Descrizione
La prima Quadriennale viene inaugurata al Palazzo delle Esposizioni il 5 gennaio 1931 alla presenza dei sovrani, il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena. Due giorni prima, Mussolini aveva partecipato alla vernice, alla presenza degli artisti e degli addetti ai lavori. Il Palazzo delle Esposizioni, restaurato per l’occasione, presenta l’allestimento di Pietro Aschieri e Enrico Del Debbio. La Quadriennale sarà la più vasta vetrina dell’arte figurativa nazionale.
Protagonisti della rassegna sono gli artisti. Loro gli organizzatori, loro i giurati, loro i critici. Gli espositori sono circa 500. La regia della mostra è affidata a Cipriano Efisio Oppo, figura poliedrica, pittore, critico, deputato in Parlamento, che nel ruolo di segretario generale della Quadriennale guiderà le prime quattro edizioni della mostra romana dal 1931 al 1943. Lo affianca il presidente Enrico di San Martino, personalità di spicco nella politica culturale a Roma fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Una commissione formata da Oppo, Carrà , Dazzi, Sarfatti, Soffici, Amato, oltre che da San Martino, è incaricata della selezione degli artisti e dell’assegnazione delle sale personali. Dieci sono dedicate ad artisti viventi: Amerigo Bartoli, Felice Carena, Carlo Carrà , Felice Casorati, Ferruccio Ferrazzi, Romano Romanelli, Mario Sironi, Carlo Socrate, Ardengo Soffici, Arturo Tosi. Due ad Armando Spadini e Medardo Rosso, scomparsi rispettivamente nel 1925 e nel 1928. Agli accademici d’Italia Giulio Aristide Sartorio, Adolfo Wildt, Antonio Mancini e Pietro Canonica sono assegnate due grandi sale.
Il regolamento della mostra prevede che gli artisti non invitati possano sottoporre le loro opere a due giurie di accettazione, entrambe composte di soli artisti. In dieci giorni di lavoro, al Palazzo delle Esposizioni sono visionate 1562 opere di pittura, 306 di scultura, 121 di bianco e nero. Ne sarà accettato solo il 21%. Polemiche suscita l’esclusione di de Chirico. Per lui la Sarfatti propone una sala personale come anche per Boccioni, ma la commissione inviti boccia la proposta. Il criterio di selezione premia più la qualità dell’opera che non la fama dell’artista. Sono esclusi i gruppi di artisti. Viene fatta un'unica eccezione per il movimento dei futuristi. Rivolgendosi direttamente a Mussolini, Filippo Tommaso Marinetti riesce a ottenere una deroga. Così ai futuristi viene dedicata una sala con le opere di Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Munari, Prampolini, Tato, Thayaht. Ci sono gli schieramenti locali: i toscani Viani, Marini, De Grada, Colacicchi, Conti. I bolognesi: Morandi, Bertocchi. I torinesi: Menzio, Galante, Levi, Paulucci. E gli italiani di Parigi: Magnelli, Tozzi, Severini, De Pisis, Campigli. Cinque giorni prima dell’apertura, Mussolini va in visita alla Quadriennale. È nota da tempo la sua posizione sulle scelta artistiche: "dichiaro che è lungi da me l’idea di incoraggiare qualcosa che possa assomigliare all’arte di stato. L’arte rientra nella sfera dell’individuo. Lo Stato ha un solo dovere. Quello di non sabotarla, di dare condizioni umane agli artisti, di incoraggiarli dal punto di vista artistico e nazionale". L’incoraggiamento è concreto. Sostanziosi i premi in denaro agli artisti. Il primo premio per la pittura va ad Arturo Tosi, Arturo Martini riceve quello per la scultura. La Commissione per l’assegnazione dei premi dispone anche gli acquisti per la Galleria d'Arte Moderna del Governatorato di Roma.
Settantotto sono le opere prescelte, tra cui alcuni capolavori del Novecento, quali La famiglia del pastore di Mario Sironi. Le opere esposte sono in vendita. 322 sono acquistate da musei italiani ed esteri, ma anche da privati. Tra gli acquirenti privati figurano Giovanni Agnelli, la contessa Pecci Blunt, Arnoldo Mondadori e il Re. Le sculture di Medardo Rosso entrano a far parte della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. È un grande successo. La vasta eco di questa prima Quadriennale ne decreta il proseguimento negli Stati Uniti, a Baltimora, Cleveland e Syracuse.