Undicesima Quadriennale di Roma
16 giugno - 16 agosto 1986

Sede
EUR - Palazzo dei Congressi, Roma

Organi e commissioni

Presidente: Giuseppe Rossini

Segretario generale: Giuseppe Gatt

Consiglio di amministrazione: presidente, segretario generale, Luigi Lambertini, Valentino Martinelli, Filiberto Menna, Sandra Orienti, Angiola Maria Romanini, Andrea Volo, Bruno Zevi

Direttore amministrativo: Enrico Arata

Commissione per la sezione "Emergenze nella ricerca artistica in Italia dal 1950 al 1980": Davide Boriani, Palma Bucarelli, Ennio Calabria, Antonio Del Guercio, Titina Maselli, Claudio Verna

Commissione per la sezione "Arte come storia dell’arte": Roberto Barni, Sergio Guarino, Franco Piruca, Giorgio Tempesti, Italo Tomassoni

Commissione per la sezione "Arte di nuove immagini e di nuovi materiali": Paolo Balmas, Fabrizio D’Amico, Luigi Mainolfi, Loredana Parmesani, Barbara Tosi, Angelo Trimarco

Commissione per la sezione "Ricognizione Sud: una possibile campionatura": Massimo Bignardi, Tonino Casula, Mimmo Conenna, Enrico Crispolti, Luigi Paolo Finizio, Fernando Miglietta

Commissione per la sezione "Arte come visitazione dei linguaggi astratto-informali": Giovanni Accame, Giorgio Cortenova, Dadamaino, Giorgio Griffa, Marco Meneguzzo, Silvana Sinisi

Commissione per la sezione "Arte come figurazione": Vito Apuleo, Ugo Attardi, Giorgio Mascherpa, Dario Micacchi, Franco Mulas, Aldo Turchiaro Commissione per la sezione "Arte come scrittura": Mirella Bentivoglio, Matteo D’Ambrosio, Emilio Isgrò, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Guido Strazza

Progetto allestimento: Studio Pellegrin.

Descrizione

Nel 1983 sono nominati presidente Giuseppe Rossini e segretario generale il critico d’arte Giuseppe Gatt. L’XI Quadriennale si inaugura il 16 giugno del 1986, ospitata dall’Ente EUR nel Palazzo dei Congressi, a causa dell’inagibilità del Palazzo delle Esposizioni per lavori di ristrutturazione. L’esposizione è molto ampia, con 400 artisti. È rappresentato l’intero panorama delle arti visive italiane, in tutte le situazioni e le tendenze della ricerca artistica. Sette le sezioni della mostra. Una storica fa il punto sulla situazione dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Le altre sei sono tematiche con uno sguardo sugli esiti della ricerca artistica contemporanea. La sezione storica sulle emergenze '50-'80 è di largo spettro. Si va dai vecchi maestri come Luigi Veronesi e Mario Radice ai giovani Dessì, Ceccobelli, Tirelli e agli artisti della Transavanguardia, con il loro eclettico recupero di esperienze figurative: Enzo Cucchi, Sandro Chia, Francesco Clemente, Nicola De Maria, Mimmo Paladino. Passando per l’arte povera (Paolini, Pistoletto, Merz, Kounellis, Gilardi) l’arte concettuale (Pisani, Ontani), l’informale (Vedova, Morlotti), l’astrattismo (Accardi, Consagra, Turcato), il realismo con le opere di Treccani e Guttuso. Attorno al nucleo centrale si sviluppano a raggiera le altre sei sezioni di trenta artisti ciascuna, dedicate alle diverse tendenze dell’oggi. Ecco allora il gruppo dei pittori anacronisti che si richiamano in prevalenza a desinenze neoclassiche, raggruppati sotto il titolo Arte come storia dell’arte (Di Stasio, Gandolfi, Abate). Segue Arte di nuove immagini e di nuovi materiali, sezione destinata a presentare le nuove linee della ricerca artistica, anche in una pluralità di situazioni formative, culturali, concettuali (Pirri, Levini, Messina, Pellegrin). E poi ancora la molto contestata Ricognizione Sud, che vuole fare il punto sui giovani artisti del meridione. A seguire Arte come visitazione dei linguaggi astratto-informali che esamina gli esiti del non figurativo (Asdrubali, Rossano). E Arte di figurazione (Giorgi, Masci, Biasi). Per finire la sezione Arte come scrittura, che indaga i rapporti espressivi tra poesia e immagine, tra scrittura alfabetica e segno pittorico (Blank, Patella). Anche questa Quadriennale è al centro di furiose polemiche. C’è chi l’accusa di non suscitare confronti, chi di essere troppo legata al potere politico. Alcuni vorrebbero che fosse una mostra di tendenza, altri più distante dalle espressioni d’arte maggiormente commerciali.